Il delitto di falsificazione di documenti di identità ex art. 497-bis c.p. si configura con la sola formazione o fabbricazione del documento falso, a prescindere dal suo effettivo utilizzo, in quanto la norma mira a tutelare l'identità soggettiva e individua nella condotta di creazione del documento contraffatto una lesione qualificata del bene giuridico protetto. Pertanto, la mera manifestazione di volontà di procedere alla formazione di un documento di identità falso, senza riscontri univoci circa l'effettiva attività esecutiva, non integra il reato, essendo necessaria la prova della realizzazione materiale del documento contraffatto. Analogamente, per il delitto di ricettazione ex art. 648 c.p., la disponibilità di una sola carta di credito clonata, accertata sulla base di risultanze probatorie specifiche, non consente di affermare la responsabilità per la ricettazione di un numero indeterminato di carte di credito, in assenza di riscontri oggettivi circa l'effettiva ricezione di ulteriori supporti illeciti. In tali ipotesi, la valutazione degli elementi probatori deve essere condotta con particolare rigore, senza inferire la consumazione del reato da meri dati di carattere indiziario o da dichiarazioni captate in intercettazioni, in assenza di riscontri oggettivi.