L'esimente della provocazione di cui all'art. 599, comma 2, c.p. sussiste non solo quando il fatto ingiusto altrui integra gli estremi dell'illecito civile o penale, ma anche quando esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile convivenza. Tuttavia, perché possa ritenersi configurata tale esimente, il fatto altrui deve oggettivamente risultare ingiusto e non essere soltanto percepito come tale da colui che si suppone provocato. La prova della provocazione non può quindi essere fornita in modo tautologico, unicamente attraverso la reazione del soggetto che si assume provocato. Inoltre, i danni provocati dall'imputato per introdursi indebitamente nel giardino della persona offesa e per tentare successivamente di penetrare nella sua abitazione sfondando a calci una tapparella non possono ritenersi di speciale tenuità ai fini dell'applicazione dell'attenuante di cui all'art. 62, n. 4, c.p., atteso che la motivazione della sentenza impugnata in tal senso appare logica e coerente all'evidenza disponibile, a fronte di censure meramente assertive da parte del ricorrente.