Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La configurabilità del delitto di estorsione, di cui all'art. 629 c.p., richiede la prova rigorosa e documentale dell'integrale pagamento del debito pregresso da parte della persona offesa, in assenza della quale non può essere esclusa la possibilità di un esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ai sensi dell'art. 393 c.p. Pertanto, la qualificazione giuridica dei fatti come estorsione non può prescindere dall'accertamento certo e inequivocabile dell'avvenuto adempimento dell'obbligazione debitoria, non essendo sufficiente il mero riconoscimento da parte della vittima di un residuo debito, anche se di ingente entità. In tali ipotesi, la condotta posta in essere, pur potendo presentare elementi di intimidazione, non raggiunge la gravità richiesta per la configurazione del delitto di estorsione, con la conseguente esclusione della possibilità di applicare misure cautelari coercitive.