Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1150 del 13 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:1150PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. si configura quando la condotta dell'agente, anche se non ha determinato un effettivo stato di intimidazione nella vittima, sia comunque potenzialmente idonea a incidere sulla sua libertà morale, senza che rilevi l'improbabilità del verificarsi del male minacciato per ragioni estranee alla volontà dell'agente. Pertanto, la presenza di un terzo soggetto, come un pubblico ufficiale, che funge da deterrente all'attuazione della minaccia, non esclude la configurabilità del reato, essendo sufficiente che la vittima abbia percepito concretamente la minaccia, indipendentemente dal fatto di essersi sentita effettivamente aggredita nella propria sfera morale. La valutazione della sussistenza del reato di minaccia deve pertanto basarsi sulla oggettiva idoneità della condotta a incidere sulla libertà morale del soggetto passivo, senza che assumano rilievo fattori esterni che abbiano impedito il verificarsi dell'evento minacciato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di

Potenza;

avverso la sentenza pronunciata dal giudice di pace di Genzano di Lucania il 27.9.2012;

nei confronti di:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo;

udito il Pubblico Ministero nella persona del sostituto procuratore generale Dott. IZZO Gioacchino, che ha concluso p…

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