La realizzazione di nuovi volumi edilizi in assenza di titolo abilitativo, in aree sottoposte a vincoli di inedificabilità assoluta, quali vincoli paesaggistici, archeologici, sismici e di rischio vulcanico, comporta l'obbligo per l'amministrazione comunale di ordinare la demolizione delle opere abusive, senza necessità di una specifica motivazione sull'interesse pubblico sotteso, atteso che la doverosità nell'applicazione della sanzione demolitoria esonera l'amministrazione da uno specifico onere motivazionale, anche quando sia intercorso un notevole lasso di tempo tra la realizzazione dell'illecito e l'ordine di demolizione. La sanzione pecuniaria prevista in via eccezionale dall'art. 33 del D.P.R. n. 380/2001 non è applicabile in tali ipotesi, in ragione dei rigorosi vincoli di inedificabilità insistenti sull'area, che rendono l'intervento abusivo radicalmente incompatibile con la disciplina urbanistica ed edilizia vigente. Inoltre, la realizzazione di nuovi volumi edilizi, completi sia strutturalmente che nelle rifiniture e adibiti a civile abitazione, non può essere qualificata come mera pertinenza dell'edificio preesistente, neppure ove non superi il 20% della volumetria originaria, atteso che manca il necessario collegamento funzionale con il fabbricato principale. Infine, la pendenza di un procedimento penale con sequestro preventivo dell'immobile non esclude la legittimità del provvedimento amministrativo di sospensione e demolizione, in quanto i due procedimenti perseguono finalità diverse ed hanno oggetti distinti, sicché i relativi provvedimenti cautelari hanno effetti autonomi e non interferiscono né si condizionano a vicenda.