Cassazione penale Sez. V sentenza n. 50718 del 28 dicembre 2015

ECLI:IT:CASS:2015:50718PEN

Massima

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Il reato di false dichiarazioni sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, di cui all'art. 496 c.p., si configura quando l'agente rende dichiarazioni mendaci a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio in ordine a elementi che concorrono a individuare l'identità della persona, quali lo stato, la residenza anagrafica o il domicilio. Tuttavia, il mero fatto che l'agente non dimori più nel luogo di residenza anagrafica, a seguito di uno sfratto, non integra gli estremi del reato, in quanto tale circostanza attiene a una semplice variazione della relazione di fatto del soggetto con il luogo di abitazione, senza incidere sugli elementi che concorrono a identificare la persona. Perché possa configurarsi il reato, è necessario che l'agente fornisca false indicazioni in risposta a specifiche domande sulla sua effettiva residenza o dimora abituale, elementi che rientrano nella nozione di "identità e qualità personali" rilevante ai fini della fattispecie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 542/2012 CORTE APPELLO di VENEZIA, del 10/07/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/06/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GRAZIA MICCOLI;
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dott. Aurelio GALASSO, ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 10 luglio 2014 la C…

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