Il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti di cui all'art. 74, comma 6, del D.P.R. n. 309/1990 sussiste quando vi sia un vincolo associativo di natura permanente fra tre o più persone volto alla commissione di una serie indeterminata di delitti previsti dall'art. 73, comma 5, della medesima legge, caratterizzato da un'organizzazione stabile e strutturata, con ruoli e compiti definiti, finalizzata allo spaccio di stupefacenti su larga scala e in modo continuativo, anche nonostante gli arresti subiti da alcuni degli associati e i sequestri di droga operati. In tali casi, il pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, desumibile dalla lunga durata dell'attività illecita, dall'elevato volume degli affari e dei proventi, dalla disponibilità di stabili fornitori e clienti fissi, nonché dalla mancata efficacia deterrente delle precedenti condanne, giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, in quanto la misura meno afflittiva del divieto di dimora o degli arresti domiciliari non risulta idonea a scongiurare il rischio di recidiva, considerata la capillare rete di contatti e la possibilità di proseguire l'attività criminosa anche a distanza, attraverso l'utilizzo di mezzi di comunicazione.