Il falso ideologico e materiale in atti pubblici, realizzato mediante la contraffazione di documenti di identità e la formazione di assegni bancari fraudolenti, integra i reati di cui agli artt. 477, 482, 485 e 494 c.p., anche qualora il bene giuridico tutelato non risulti direttamente leso. La condotta del reo, infatti, è idonea a porre in pericolo la fede pubblica e la sicurezza dei traffici giuridici, essendo diretta a creare una falsa apparenza di legittimità e autenticità di atti e documenti. La ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, fondata su un compatto apparato argomentativo logico-giuridico, non può essere censurata per genericità o incompletezza, ove non vengano mossi specifici rilievi di carattere storico e giuridico. Il ricorso fondato su mere argomentazioni lessicali e interpretative è pertanto dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.