L'amministrazione ha l'obbligo di provvedere espressamente sulle istanze presentate dai privati, anche in assenza di una specifica disposizione normativa, quando sorga per il privato una legittima aspettativa a conoscere il contenuto e le ragioni delle determinazioni dell'amministrazione. Il silenzio serbato dall'amministrazione sull'istanza presentata dal privato, in violazione di tale obbligo, è illegittimo e comporta l'ordine all'amministrazione di provvedere in merito entro un termine perentorio. Ciò in quanto il meccanismo del silenzio-rifiuto, disciplinato dall'art. 117 c.p.a., è diretto ad accertare se l'inerzia serbata dalla Pubblica Amministrazione in ordine all'istanza del privato violi l'obbligo di adottare il provvedimento esplicito richiesto, al fine di ottenere una decisione che investa il merito della pretesa del privato. L'amministrazione non può giustificare il proprio silenzio adducendo la pendenza di un altro procedimento, se tale circostanza non è stata previamente comunicata al privato ai sensi dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990. Il giudice, nell'accertare l'illegittimità del silenzio, ordina all'amministrazione di provvedere espressamente sull'istanza entro un termine perentorio, compensando le spese di giudizio in ragione della particolare complessità della vicenda.