Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22857 del 30 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:22857PEN

Massima

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Il dipendente pubblico che, nell'esercizio delle proprie funzioni, pronuncia espressioni offensive e volgari nei confronti di utenti del servizio, anche se apparentemente rivolte a un collega, integra il reato di ingiuria, in quanto la consapevolezza della percepibilità da parte dei destinatari della condotta offensiva è elemento sufficiente a integrare il dolo generico richiesto dalla fattispecie. Pertanto, il giudice è tenuto a verificare, oltre alla natura intrinsecamente offensiva delle espressioni utilizzate, anche la consapevolezza dell'agente circa la possibilità che le stesse fossero percepite dai soggetti cui erano rivolte, non essendo necessario l'accertamento di un animus iniuriandi specificamente diretto nei loro confronti. La valutazione della sussistenza dell'elemento psicologico del reato deve pertanto tenere conto di tutte le circostanze concrete del caso, comprese le modalità di svolgimento del servizio e le condizioni di percepibilità delle espressioni offensive da parte dei destinatari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo M. - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazi - rel. Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 28/2012 GIUDICE DI PACE di DOMODOSSOLA, del 25/02/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/04/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GRAZIA LAPALORCIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

udito il difensore avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) e'…

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