Il trasferimento d'autorità di un militare dell'Arma dei Carabinieri può essere disposto dall'Amministrazione per ragioni organizzative e di servizio, anche in assenza di comportamenti censurabili da parte dell'interessato, qualora l'Amministrazione ritenga, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, che il militare non possieda i requisiti necessari per ricoprire il ruolo di comandante di stazione, in considerazione di fattori oggettivi come l'eccessiva complessità e delicatezza della sede, la relazione di convivenza con un avvocato esercitante nella medesima sede, nonché l'eccessiva permanenza in tale sede che può costituire un limite motivazionale e relazionale. L'interesse privato del militare a permanere nella sede precedente non ha rilievo di per sé, non dovendo l'interesse pubblico trovare con esso alcun punto di bilanciamento, salvo che non sia di intralcio alcuno al perseguimento della pubblica funzione, secondo una valutazione discrezionale insindacabile dell'Amministrazione. Il provvedimento di trasferimento d'autorità, pertanto, è legittimo quando adottato per ragioni organizzative e di servizio, senza carattere punitivo o afflittivo, e quando risulta adeguatamente motivato in relazione alle esigenze dell'Amministrazione, senza che assumano rilievo le condizioni personali del militare.