Consiglio di Stato sentenza n. 2196 del 2014

ECLI:IT:CDS:2014:2196SENT

Massima

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L'ordine di demolizione di opere edilizie abusive è un atto vincolato che non richiede una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. L'amministrazione non ha l'obbligo di motivare in modo rafforzato l'ordine di demolizione, salvo circostanze eccezionali rigorosamente provate, in quanto l'abuso edilizio è di per sé sufficiente a giustificare il provvedimento sanzionatorio. L'acquisizione gratuita al patrimonio comunale delle opere abusive non rappresenta un provvedimento di autotutela, ma una misura sanzionatoria che consegue automaticamente all'inottemperanza dell'ordine di demolizione, senza che assumano rilevanza il tempo trascorso dalla realizzazione dell'abuso, l'affidamento del privato o l'assenza di motivazione sulle ragioni di interesse pubblico. L'ordine di demolizione non deve essere preceduto dall'avviso di cui all'art. 7 della legge n. 241 del 1990, trattandosi di un atto dovuto volto a reprimere un abuso edilizio di cui il ricorrente deve essere ragionevolmente a conoscenza. La realizzazione di opere edilizie, come tettoie e pensiline, di rilevanti dimensioni e non aventi natura precaria o pertinenziale, è soggetta al regime concessorio e, in caso di mancato rilascio del permesso di costruire, legittima l'ordine di demolizione. L'amministrazione gode di ampia discrezionalità nell'esercizio dei poteri pianificatori del territorio, senza alcun obbligo di attivare il procedimento di variante urbanistica richiesto dal privato, la cui aspettativa non può prevalere sull'esigenza di reprimere l'abuso edilizio.

Sentenza completa

N. 04602/2003
REG.RIC.

N. 02196/2014REG.PROV.COLL.

N. 04602/2003 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4602 del 2003, proposto dalla società C.G.C. di Valenti & C. s.n.c., in persona del legale rappresentante
pro tempore,
rappresentato e difeso dagli avvocati ((omissis)) e ((omissis)), con domicilio eletto presso ((omissis)) in Roma, via Cosseria n. 2;

contro

Comune di ((omissis)), in persona del sindaco
pro tempore
, rappresentato e difeso dall'avvocato ((omissis)), con domicilio eletto presso ((omissis)) in Roma, ((omissis)) n. 46;

per la riforma

della sentenza del T.a.r. per l’Emilia-Romagna – Sezione staccata di Parma - n. 114 del 6 marzo 2003.

Visti il ricorso in appe…

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