Cassazione penale Sez. II sentenza n. 54273 del 21 dicembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:54273PEN

Massima

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Il metodo mafioso, ai fini della configurabilità dell'aggravante di cui all'art. 7 del D.L. n. 152 del 1991, conv. in L. n. 203 del 1991, non richiede la dimostrazione dell'appartenenza dell'agente a un'associazione di tipo mafioso, essendo sufficiente che la condotta tenuta richiami alla mente e alla sensibilità della vittima la forza intimidatrice tipica del vincolo associativo, indipendentemente dalla reazione della stessa. Pertanto, l'utilizzo di un complice, il condurre la vittima in un luogo isolato, l'impiego di un'arma e le minacce di gravi conseguenze, anche da parte di soggetti estranei all'associazione, integrano gli estremi dell'aggravante, a prescindere dall'incensuratezza dell'agente e dalla reazione della vittima, la quale non può escludere la configurabilità del metodo mafioso quando questo risulti oggettivamente idoneo a esercitare sulla stessa una particolare coartazione psicologica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DAVIGO Piercamillo - Presidente

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - rel. Consigliere

Dott. SGADARI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
nella causa penale promossa da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 10092/2015 della Corte d'appello di Reggio Calabria del 17/2/2015;
visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;
udita in pubblica udienza la relazione del consigliere dott. Lucia Aielli;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. GALLI Massimo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
PREMESSO IN FATTO
1. Con sentenza del 17/2/2015 la Corte d'appello di Reggio Calabr…

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