Cassazione penale Sez. V sentenza n. 8815 del 4 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:8815PEN

Massima

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La scriminante dell'immunità giudiziale di cui all'art. 598 c.p. trova applicazione quando le espressioni ingiuriose o diffamatorie, pronunciate in scritti o discorsi dinanzi alle autorità giudiziarie o amministrative, siano in qualche modo collegate con le tesi difensive delle parti in contesa e con l'oggetto della causa, senza che sia necessario che esse siano in rapporto di giuridica necessità o utilità con l'esercizio del diritto di difesa. Pertanto, il giudice è tenuto a verificare l'esistenza di tale nesso logico-causale tra le offese e l'oggetto della controversia, non potendo limitarsi ad un'affermazione apodittica della configurabilità della causa di non punibilità. In mancanza di tale accertamento, la sentenza che abbia riconosciuto l'applicabilità dell'esimente in assenza di adeguata motivazione deve essere annullata con rinvio per un nuovo esame.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - rel. Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI TRIESTE;

nei confronti di:

1) MI. EL. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 347/2008 GIUDICE DI PACE di UDINE, del 09/03/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/01/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANDREA COLONNESE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DI CASOLA Carlo, che ha concluso p…

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