Il reato paesaggistico di cui all'art. 181, comma 1, del D.Lgs. n. 42/2004, commesso con la realizzazione di opere edilizie in assenza di autorizzazione in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, si estingue per prescrizione quando il termine complessivo di cinque anni è ampiamente decorso prima della pronuncia della sentenza, nonostante eventuali sospensioni del decorso del termine. In tali casi, il giudice è tenuto a dichiarare l'estinzione del reato per prescrizione, senza poter procedere ad un rinvio per un nuovo esame nel merito, in applicazione del principio di immediata declaratoria delle cause di non punibilità previsto dall'art. 129, comma 2, c.p.p. Ciò anche in presenza di vizi della motivazione della sentenza impugnata, atteso che l'annullamento con rinvio risulterebbe incompatibile con l'obbligo di immediata declaratoria della causa estintiva. La riqualificazione del reato in base alla sentenza della Corte Costituzionale n. 56/2016, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 181, comma 1-bis, del D.Lgs. n. 42/2004, non incide sulla declaratoria di estinzione per prescrizione, essendo il reato comunque riconducibile alla fattispecie residuale di cui al comma 1 dello stesso articolo.