Cassazione penale Sez. III sentenza n. 42887 del 18 novembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:42887PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La buona fede dell'agente, che lo induce a ritenere legittima un'attività vietata dalla legge, esclude la responsabilità penale quando tale convinzione deriva da circostanze oggettive che inducono ragionevolmente l'agente a ritenere di esercitare un proprio diritto, come nel caso di un uso civico di caccia non ancora definitivamente soppresso, nonostante l'area rientri in un parco naturale in cui la caccia è vietata. In tali ipotesi, la condotta dell'agente, pur formalmente integrando gli estremi di un reato, non può essere rimproverata a titolo di dolo o colpa, in quanto l'errore sulla liceità dell'azione non è frutto di ignoranza inescusabile della legge, ma di una convinzione ragionevole fondata su elementi oggettivi, che escludono il necessario elemento soggettivo del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ALTIERI Enrico - Presidente

Dott. CORDOVA Agostino - Consigliere

Dott. AMOROSO Giovanni - Consigliere

Dott. SENSINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. GAZZARA Santi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bologna;

avverso la sentenza resa dal Tribunale di Bologna, sezione distaccata di Pavullo;

nel processo a carico di:

GU. Ni., nato a (OMESSO);

Visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

Udita la relazione svolta in udienza dal consigliere Dott. GAZZARA Santi;

Udito il Pubblico Ministero in persona del sostituto Procuratore Genera…

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