Il parere negativo della Soprintendenza in materia di autorizzazione paesaggistica è legittimo quando: 1. Il parere, pur se reso oltre il termine di 45 giorni previsto dall'art. 146, co. 8 del D.Lgs. n. 42/2004, non è tardivo ai fini della sua efficacia, in quanto la comunicazione dei motivi ostativi è intervenuta comunque entro il termine di 60 giorni dalla ricezione degli atti, come previsto dal medesimo art. 146, co. 8 e 9. Il meccanismo del silenzio assenso ex art. 17-bis della L. n. 241/1990 non trova applicazione in tali procedimenti, in quanto l'interesse tutelato è di natura privatistica e non pubblica, con conseguente inapplicabilità della disciplina del silenzio assenso nei rapporti "verticali" tra cittadino e pubblica amministrazione. 2. Il parere negativo non costituisce una declaratoria di improcedibilità o inammissibilità della nuova istanza di autorizzazione paesaggistica, ma rappresenta l'esito di una rinnovata attività valutativa da parte della Soprintendenza, che ha evidenziato il mancato superamento delle criticità già evidenziate in precedenti pareri negativi, divenuti inoppugnabili. 3. La motivazione del parere negativo è adeguata e logica, in quanto evidenzia in modo chiaro e plausibile le ragioni di contrasto dell'intervento progettato con i valori paesaggistici tutelati, anche per relationem sui pregressi rilievi, con particolare riguardo alle dimensioni del fabbricato e alla sua visibilità, non superati dalle modifiche progettuali apportate. Il parere della Commissione Locale per il Paesaggio, che ha valutato favorevolmente l'intervento, è ritenuto privo di idonea motivazione circa l'impatto dell'edificazione sul paesaggio, limitandosi a prescrizioni minimali sulle finiture, anziché sulla struttura e sulla qualità architettonica.