Il vincolo di destinazione a parcheggio pubblico imposto su un'area privata, pur comportando l'obbligo di realizzare e cedere gratuitamente l'opera al Comune, non ha natura espropriativa ma conformativa, in quanto la normativa urbanistica consente l'intervento diretto del privato proprietario, il quale può trarre una ragionevole utilità economica dalla gestione del parcheggio in regime di libero mercato. Pertanto, il vincolo non determina uno svuotamento del contenuto minimo del diritto di proprietà, rientrando nei limiti di tollerabilità imposti dalla funzione sociale della proprietà ai sensi dell'art. 42, comma 2, Cost. La possibilità per il privato di realizzare direttamente l'opera pubblica, unitamente alla concreta possibilità di trarre un ritorno economico dalla gestione del parcheggio, comporta che il vincolo non abbia carattere ablativo ma conformativo del diritto di proprietà, non dando luogo all'obbligo di indennizzo. Inoltre, l'omissione della comunicazione del preavviso di rigetto ai sensi dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990 non determina l'annullamento del provvedimento finale, qualora l'amministrazione dimostri in giudizio che il contenuto del provvedimento non avrebbe potuto essere diverso, in applicazione dell'art. 21-octies, comma 2, della medesima legge.