La cartella clinica redatta da un sanitario presso una casa di cura convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale costituisce un atto pubblico fidefacente, in quanto il medico che la compila riveste la qualità di pubblico ufficiale che esercita una speciale funzione certificativa. Pertanto, le false attestazioni contenute nella cartella clinica, relative all'identità del medico che ha eseguito un intervento di parto cesareo, integrano il reato di falsità ideologica in atto pubblico, con la conseguente applicabilità dell'aggravante prevista dall'art. 476, comma 2, c.p. La circostanza che le annotazioni della cartella clinica siano state pedissequamente riprodotte da altri documenti, come il certificato di assistenza al parto, non esclude la natura di atto pubblico fidefacente della cartella stessa, in quanto questa svolge la funzione di diario clinico in cui il sanitario attesta personalmente la veridicità degli eventi, assumendosi le responsabilità connesse alla sua qualità di pubblico ufficiale. Inoltre, il certificato di assistenza al parto, essendo finalizzato alla dichiarazione di nascita da presentare all'ufficiale dello Stato Civile, assolve a una funzione diversa e avulsa da quella propria della cartella clinica, sicché non sussiste un rapporto di pedissequa derivazione tra i due documenti.