Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36693 del 24 settembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:36693PEN

Massima

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Il delitto di ingiuria di cui all'art. 594 c.p. ricorre quando l'agente arreca offesa all'onore, inteso come riferimento alle qualità morali della persona, o al decoro della parte lesa, ovvero al complesso di quelle altre qualità e condizioni che ne determinano il valore sociale. Tuttavia, la mera espressione di un intento di sporgere denuncia o querela, anche se formulata in modo aspro o minaccioso, non integra di per sé gli estremi dell'ingiuria, in quanto non comporta un'aggressione alla sfera morale della persona offesa, ma si inserisce in un contesto conflittuale preesistente tra le parti. Pertanto, affinché ricorra il delitto di ingiuria, è necessario che la frase incriminata, valutata nel suo contesto, abbia effettivamente una portata offensiva tale da arrecare un pregiudizio all'onore o alla reputazione della persona offesa, non essendo sufficiente la mera manifestazione di un intento punitivo o denunciatorio, anche se espresso in modo aspro o minaccioso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. DI TOMASSI Maria Stefan - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DA. CA., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 25/05/2007 TRIB. SEZ. DIST. di ALCAMO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. MARASCA GENNARO;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dr. Meloni Vittorio, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso;

Udito il difensore della parte civile avvocato Fall…

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