Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto dalla società Nita Costruzioni S.r.l. avverso il provvedimento di diniego della concessione edilizia per una variante in corso d'opera, ha affermato il seguente principio di diritto: La presentazione di una comunicazione di variante in corso d'opera, contenente la richiesta di realizzare una sopraelevazione conforme al previgente strumento urbanistico, non può essere qualificata come denuncia di inizio attività (DIA) ai sensi dell'art. 1, comma 6, lett. d), della legge n. 443/2001, applicabile nel territorio della Regione Siciliana ai sensi dell'art. 14 della legge regionale n. 2/2002, in assenza dei requisiti formali e sostanziali previsti dalla normativa per la DIA, quali la relazione dettagliata delle opere, l'asseverazione della conformità agli strumenti urbanistici, il parere della Soprintendenza, l'asseverazione sul rispetto delle norme di sicurezza e igienico-sanitarie, l'indicazione dell'inizio dei lavori, l'adeguamento sismico, il calcolo e il pagamento degli oneri concessori. Pertanto, in mancanza dei presupposti per la DIA, non può sorgere alcun affidamento in capo al richiedente circa la realizzabilità dell'opera in variante. Di conseguenza, il Comune ha correttamente qualificato l'istanza come richiesta di variante in corso d'opera e ha legittimamente respinto la stessa per la mancata produzione delle integrazioni richieste e per il contrasto con le sopravvenute norme tecniche del nuovo piano regolatore generale.