Il Piano regolatore comunale, nel disciplinare l'insediamento di attività commerciali, può legittimamente prevedere il divieto di apertura di medie strutture di vendita nel centro storico, in considerazione delle peculiari caratteristiche infrastrutturali e di traffico della zona, nonché della necessità di salvaguardare l'equilibrio e la vocazione commerciale del centro urbano. Tale limitazione, fondata su esigenze di tutela dell'assetto urbanistico e commerciale del territorio, non contrasta con i principi di liberalizzazione del mercato dei servizi, in quanto risponde a ragioni imperative di interesse generale e risulta proporzionata rispetto agli obiettivi perseguiti. Il diniego di autorizzazione per l'apertura di una media struttura di vendita in violazione di tale previsione regolamentare è pertanto legittimo, a condizione che sia adeguatamente motivato e tenga conto delle peculiarità del caso concreto. Inoltre, l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse, a causa delle mutate condizioni di esercizio delle attività commerciali dovute alla pandemia da Covid-19, non preclude la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese di giudizio, in applicazione del criterio della soccombenza virtuale, tenuto conto dell'esito della fase cautelare e della fondatezza dell'eccezione di inammissibilità per mancanza di specifiche censure nei confronti di una delle ragioni addotte dall'Amministrazione a sostegno del diniego.