Cassazione penale Sez. I sentenza n. 6540 del 17 febbraio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:6540PEN

Massima

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La continuazione tra reato associativo e reati-fine presuppone che i sodali abbiano preventivamente individuato i reati-fine nelle loro linee essenziali prima della attuazione della condotta associativa, non essendo sufficiente una mera inclinazione a reiterare nel tempo violazioni della stessa specie. L'accertamento di tale unitario disegno criminoso, rimesso alla valutazione del giudice di merito, deve essere sorretto da una motivazione adeguata e congrua, senza vizi logici e travisamento dei fatti, potendo essere sindacato in sede di legittimità solo in caso di carenza o illogicità della motivazione. Ai fini della continuazione, non è sufficiente la mera circostanza che i reati-fine siano stati commessi nell'ambito operativo dell'associazione mafiosa, essendo necessario che essi siano stati programmati al momento della costituzione del sodalizio criminoso. Pertanto, la continuazione non può essere riconosciuta quando i reati-fine risultano temporalmente distanti e non preventivamente individuati rispetto al reato associativo, a prescindere dalla loro connessione con l'attività del sodalizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesc - rel. Consigliere

Dott. CAPRIOGLIO ((omissis)) S - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 148/2011 CORTE APPELLO di CATANIA, del 15/07/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

lette le conclusioni del PG Dott. GALASSO Aurelio il quale ha chiesto il rigetto.

La Corte:

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

1. Avverso l'ordinanza della Corte di appello di Catania, in funzione di giudice d…

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