Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La mancata formulazione dei quesiti di diritto previsti a pena di inammissibilità dall'art. 366-bis c.p.c. determina l'inammissibilità del ricorso per cassazione, anche quando la disposizione che prevedeva tale requisito sia stata successivamente abrogata. Ciò in quanto la disciplina transitoria contenuta nell'art. 58, comma 5, della legge n. 69 del 2009 prevede l'applicabilità della previgente normativa ai ricorsi avverso provvedimenti pubblicati prima dell'entrata in vigore della novella, senza che tale previsione possa ritenersi costituzionalmente illegittima per contrasto con il principio di uguaglianza di cui all'art. 3 Cost. Rientra infatti nella discrezionalità del legislatore disciplinare nel tempo l'applicabilità delle disposizioni processuali, senza che il mantenimento della pregressa disciplina per i ricorsi promossi avverso provvedimenti pubblicati prima dell'entrata in vigore della novella possa considerarsi irragionevole. Pertanto, la mancata formulazione dei quesiti di diritto determina l'inammissibilità del ricorso per cassazione, senza che possa essere concessa la restituzione nel termine per l'integrazione del ricorso, in ragione della lettera della disposizione transitoria e della circostanza che il provvedimento impugnato sia stato depositato prima dell'entrata in vigore della legge n. 69 del 2009.