La falsità di uno dei preventivi presentati dal beneficiario di un contributo pubblico, in assenza di prova della sua consapevolezza o partecipazione alla condotta fraudolenta, non è di per sé sufficiente a giustificare la revoca del contributo concesso, qualora gli altri elementi di valutazione, come il confronto con i restanti preventivi o il valore di mercato, dimostrino comunque la congruità della spesa ammessa a finanziamento. Infatti, ai fini della legittima revoca del contributo, è necessario che l'amministrazione accerti non solo la falsità della dichiarazione, ma anche la fraudolenza in capo al beneficiario, il quale deve aver contribuito alla falsità del documento o esserne quantomeno consapevole. Inoltre, la falsità documentale deve essere stata idonea a indurre concretamente in errore l'ente erogatore, determinando la corresponsione di un contributo che diversamente non sarebbe stato riconosciuto o versato per un ammontare diverso. Pertanto, la mera falsità di uno dei preventivi, in assenza di tali ulteriori requisiti, non può legittimare la revoca del contributo già concesso, in ossequio ai principi di legittimo affidamento e leale collaborazione tra privato e pubblica amministrazione.