Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35346 del 23 agosto 2016

ECLI:IT:CASS:2016:35346PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando dei poteri e violando i doveri inerenti alla sua funzione, accede abusivamente a sistemi informatici protetti da misure di sicurezza, al fine di acquisire indebitamente informazioni riservate, commette il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico, anche quando induce in errore altri soggetti per ottenere l'accesso, essendo irrilevante la qualifica di questi ultimi. La buona fede dell'agente, consistente nella erronea convinzione di agire legittimamente, non esclude la responsabilità penale, qualora tale errore non sia inevitabile e dipenda da colpa. Il giudice di merito gode di ampio potere discrezionale nella valutazione delle prove e nella scelta delle argomentazioni idonee a sorreggere la decisione, il cui apprezzamento è insindacabile in sede di legittimità, se sorretto da adeguata e congrua motivazione, esente da vizi logico-giuridici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. MORELLI Francesc - rel. Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 68/2014 CORTE APPELLO di TRENTO, del 10 aprile 2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 5 aprile 2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MORELLI FRANCESCA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SALZANO Francesco, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata, la Corte d'Appello di Trento ha parzialmente riformato la sentenza del GUP d…

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