Cassazione penale Sez. I sentenza n. 8685 del 6 marzo 2012

ECLI:IT:CASS:2012:8685PEN

Massima

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Il superiore gerarchico, nell'esercizio dei poteri di comando e di disciplina, non può ledere l'onore, il prestigio e la dignità del sottoposto, proferendo espressioni offensive e assumendo atteggiamenti minacciosi, anche se provocato da pregresse vicende lavorative, in quanto il dovere di obbedienza del militare non legittima comportamenti lesivi della sua sfera personale. Il militare, pur essendo tenuto al rispetto e all'obbedienza nei confronti del superiore, non è privo di tutela della propria dignità e non può essere arbitrariamente umiliato o mortificato nell'esercizio delle prerogative di comando, dovendo il superiore mantenere un atteggiamento imparziale e rispettoso anche in presenza di contrasti e tensioni derivanti dall'attività di servizio. Il reato di insubordinazione con minaccia o ingiuria è configurabile anche quando il comportamento offensivo del superiore sia determinato da pregresse divergenze o conflitti di natura lavorativa, non essendo sufficiente a escludere la responsabilità penale la mera sussistenza di una provocazione da parte della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SIOTTO Maria Cristina - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 94/2010 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA, del 03/05/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/02/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MASSIMO VECCHIO;

Uditi, altresi', nella pubblica udienza:

- il Pubblico Ministero in persona del dott. BARONE Giovanni, sostituto procuratore generale militare della Repubblica presso ques…

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