Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24257 del 5 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:24257PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La minaccia di morte proferita dall'imputato nei confronti della persona offesa, in considerazione della sua nota indole violenta e di precedenti penali per tentato omicidio, assume valenza di particolare gravità e configura il reato di minaccia grave ex art. 612, comma 2, c.p., procedibile d'ufficio. Parimenti, la spinta violenta inferta dall'imputato alla persona offesa, che ne ha determinato la caduta dalle scale con conseguente frattura del femore, integra il reato di lesioni personali gravi ex artt. 582 e 583 c.p., non riconducibile a mera colpa o al meccanismo di cui all'art. 586 c.p. I due reati, tuttavia, non possono essere ritenuti in continuazione, in quanto non espressione di un medesimo disegno criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - rel. Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Firenze del 14 gennaio 2013;

visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;

udita la relazione del Consigliere Dr. Paolo Antonio Bruno;

sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Delehaye Enrico, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

sentito, altresi', l'avv. (OMISSIS), che ne ha chiesto, invece, l'accoglimento.

RITENUT…

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