Cassazione penale Sez. I sentenza n. 8235 del 29 febbraio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:8235PEN

Massima

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Il concorso nell'estorsione aggravata dal metodo mafioso può essere desunto da elementi indiziari, quali le dichiarazioni della persona offesa, le annotazioni su un block notes sequestrato, le attività di videosorveglianza e le intercettazioni telefoniche, anche in assenza di condotte violente o minacciose direttamente ascrivibili all'indagato. L'aggravante di cui all'art. 7 della L. n. 203/1991 può essere riconosciuta sulla base di elementi che dimostrino la consapevolezza dell'indagato della finalità di agevolare l'associazione mafiosa, come il suo ruolo di "responsabile" nei confronti della persona offesa e il suo coinvolgimento nell'attività estorsiva. La sussistenza delle esigenze cautelari e l'adeguatezza della misura più grave della custodia cautelare in carcere possono essere valutate anche alla luce dei procedimenti penali pendenti a carico dell'indagato, in quanto idonei a determinare un concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa, senza che ciò contrasti con il principio di presunzione di innocenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAVALLO Aldo - Presidente

Dott. BONITO Francesco M. - rel. Consigliere

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 1063/2015 TRIB. LIBERTA' di CATANIA, del 02/07/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROCCHI Giacomo;
sentite le conclusioni del PG Dott. DI LEO Giovanni, che ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso;
Udito il difensore avv. (OMISSIS).
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza indicata in epigrafe, il Tribunale di Catania rigettava la richiesta di riesame proposta nell'interesse di (OMIS…

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