Cassazione penale Sez. III sentenza n. 43233 del 6 dicembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:43233PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia può concorrere con i reati di lesioni personali volontarie e di violenza sessuale, in quanto gli episodi di violenza fisica e sessuale costituiscono parte rilevante, ma non esclusiva, del clima di sopraffazione e umiliazione che caratterizza la condotta abituale di maltrattamenti. La connessione tra i diversi reati è motivatamente rilevabile anche quando gli episodi di violenza sessuale risalgano a un periodo antecedente rispetto agli altri fatti, purché risultino inseriti in un contesto di perdurante maltrattamento. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza di tale connessione, può legittimamente disattendere una diversa ricostruzione dei fatti prospettata dal ricorrente, in quanto il giudizio di legittimità non può essere incentrato su una diversa ipotesi ricostruttiva rispetto a quella puntualmente motivata dal giudice di merito. Inoltre, l'omissione dell'interrogatorio di garanzia previsto dall'art. 375 c.p.p. è superata dalla regolare effettuazione dell'interrogatorio di convalida dell'arresto ex art. 294 c.p.p., così come la legittimità della misura cautelare, annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione, è stata successivamente confermata dal Tribunale del riesame, con decisione divenuta definitiva. Pertanto, il ricorso per cassazione avverso la sentenza di condanna deve essere rigettato, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SQUASSONI Claudia - Presidente

Dott. CORDOVA Agostino - Consigliere

Dott. MULLIRI Guicla - Consigliere

Dott. MARINI Luigi - est. Consigliere

Dott. SARNO Giulio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

AM. Mi. , nato a (OMESSO);

Avverso la sentenza emessa in data 13 Ottobre 2009 dalla Corte di Appello di Catanzaro;

che ha confermato la sentenza del Tribunale di Cosenza con la quale in data 26 Febbraio 2009 e' stato condannato, previa concessione delle circostanze attenuanti generiche, alla pena di quattro anni di reclusione in relazione a plurimi reati (maltrattamenti, lesioni personali, violenza sessuale continuata, privazione dei mezzi …

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