Il tentativo di omicidio si configura quando la condotta dell'agente, valutata ex ante sulla base delle circostanze concrete e delle modalità dell'azione, risulta idonea a creare una situazione di pericolo attuale e concreto di lesione del bene protetto, a prescindere dall'effettivo verificarsi dell'evento. Ai fini della distinzione tra il reato di lesioni personali e quello di tentato omicidio, rilevano l'atteggiamento psicologico dell'agente, l'idoneità dell'arma impiegata e le modalità dell'atto lesivo, con particolare riguardo alla sede corporea attinta. L'intento omicidiario può desumersi dalla reiterazione dei colpi, dall'utilizzo di un'arma idonea a cagionare la morte, dal comportamento precedente e successivo dell'agente, nonché dall'assenza di ogni tentativo di soccorrere la vittima. La determinazione della pena, nel rispetto dei criteri di cui agli articoli 62-bis e 133 c.p., deve tenere conto del disvalore complessivo della condotta, del bene giuridico aggredito e delle modalità concrete di realizzazione del fatto.