Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6768 del 16 febbraio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:6768PEN

Massima

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Il contenuto diffamatorio di un messaggio pubblicato online si valuta non solo sulla base del suo tenore letterale, ma anche tenendo conto della sua veste grafica e del contesto in cui è inserito, nonché delle reazioni che esso ha suscitato nei destinatari. Pertanto, espressioni che, seppur non esplicite, rinviano in modo inequivocabile a un'offerta di prestazioni sessuali, accompagnate da elementi grafici e contestuali che ne confermano tale significato, integrano il reato di diffamazione, a prescindere dall'effettiva identificazione della persona offesa, laddove risulti provato che tali espressioni sono state effettivamente riferite a quest'ultima. In tali casi, la genericità dei motivi di ricorso, che si limiti a contestare l'interpretazione data dalla sentenza impugnata senza confrontarsi puntualmente con le argomentazioni ivi esposte, determina l'inammissibilità del ricorso stesso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - Consigliere

Dott. LIGNOLA F. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 415/2011 CORTE APPELLO di SALERNO, del 18/10/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 24/11/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FERDINANDO LIGNOLA;

Il Sostituto Procuratore generale della Corte di cassazione, dr. Umberto De Augustinis, ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

per il ricorrente e' presente l'avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo …

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