Cassazione penale Sez. I sentenza n. 3946 del 24 gennaio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:3946PEN

Massima

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Il dolo intenzionale nell'omicidio si configura quando l'agente, pur non volendo direttamente la morte della vittima, pone in essere una condotta diretta a provocarla, consapevole che essa ne costituisce l'esito quasi inevitabile. Pertanto, il dolo intenzionale sussiste anche quando l'agente, animato da un forte rancore e da una gelosia incontenibile, agisce con modalità tali da non impedire l'identificazione della vittima come testimone scomodo, convinto di provocarne la morte immediata. In tali casi, non può trovare applicazione l'attenuante della provocazione, essendo il movente scaturito non da un'improvvisa esplosione d'ira, ma da un rancore covato nel profondo e periodicamente riaffiorante. Inoltre, la mancanza di strumenti di autocontrollo degli impulsi aggressivi dell'agente non consente il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Infine, il risarcimento del danno da parte dell'assicuratore, pur non costituendo di per sé prova decisiva, può comunque integrare uno degli elementi del quadro probatorio a carico dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MOCALI Piero - Presidente

Dott. GIORDANO Umberto - Consigliere

Dott. SANTACROCE Giorgio - Consigliere

Dott. SIOTTO Maria Cristin - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) LI. LU., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 31/01/2007 CORTE ASSISE APPELLO di FIRENZE;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. SANTACROCE GIORGIO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DE SANDRO Anna Maria che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore Avv.to PIDETTI Ugo.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

1. La corte …

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