Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33289 del 29 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:33289PEN

Massima

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Il diritto di critica, quale causa di giustificazione del reato di diffamazione, sussiste solo quando i fatti esposti, anche se non corrispondenti al vero, siano stati riferiti in buona fede, sulla base di una convinzione incolpevole della loro veridicità, e le espressioni utilizzate siano contenute nei limiti della continenza. Pertanto, integra il reato di diffamazione la condotta di chi, in un esposto indirizzato a un ordine professionale, formuli accuse gravi e lesive della reputazione di un suo membro, presentandolo come soggetto che, nell'esercizio delle sue funzioni, abbia volontariamente dissipato il patrimonio sociale e agito in danno di altri soggetti, senza che tali affermazioni risultino veritiere o comunque espresse in buona fede, e le espressioni utilizzate travalicano i limiti della continenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
nei confronti di:
(OMISSIS) nato (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/10/2014 del TRIBUNALE di ANCONA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udito in PUBBLICA UDIENZA del 21/04/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dott.ALFREDO GUARDIANO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ROMANO GIULIO, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
Uditi i difensori avv. (OMISSIS), del Foro di Roma, per l'imputato, che ha concluso …

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