Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso per l'ottemperanza di un decreto decisorio divenuto definitivo, che condannava il Ministero della Giustizia al pagamento di una somma a titolo di equa riparazione per l'eccessiva durata del processo, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Il Ministero della Giustizia ha la legittimazione passiva nei giudizi per l'esecuzione del giudicato che condanna l'Amministrazione a corrispondere l'equa riparazione ai sensi della legge n. 89 del 2001, essendo il giudizio che ha originato l'indennizzo incardinato presso il giudice ordinario. 2. Ricorrendo tutti i presupposti necessari per l'accoglimento, in quanto il decreto è divenuto definitivo per mancata impugnazione, il Tribunale deve dichiarare l'obbligo dell'Amministrazione di dare esecuzione al decreto, mediante il pagamento in favore del ricorrente dell'importo liquidato come spese processuali e degli interessi, a condizione dell'integrale assolvimento dell'obbligo dichiarativo previsto dalla legge di stabilità n. 208 del 2015. 3. In caso di inutile decorso del termine per l'esecuzione spontanea, il Tribunale nomina un Commissario ad acta fra i dirigenti della medesima amministrazione, che entro l'ulteriore termine di trenta giorni darà corso al pagamento, compiendo tutti gli atti necessari, a carico e spese dell'Amministrazione inadempiente. 4. Il Tribunale, su richiesta di parte, può applicare la sanzione dell'astreinte, fissando la somma di denaro dovuta dal resistente per ogni violazione o inosservanza successiva, ovvero per ogni ritardo nell'esecuzione del giudicato, a decorrere dalla comunicazione o notificazione dell'ordine di pagamento disposto nella sentenza di ottemperanza e fino all'insediamento del Commissario ad acta. 5. Le spese del giudizio di ottemperanza sono poste a carico dell'Amministrazione inadempiente, tenendo conto della serialità del contenzioso.