Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso il diniego di permesso di costruire per la demolizione e ricostruzione di un rudere, ha affermato che gli interventi di ristrutturazione edilizia, ai sensi dell'art. 3, comma 1, lettera d) del D.P.R. n. 380/2001, presuppongono la presenza di un minimo di preesistenza edificata, ossia un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura, tale da consentirne l'individuazione come identità strutturale esistente nella realtà materiale. Nel caso di specie, il manufatto in questione non si presentava allo stato di rudere, bensì di mere rovine, con la sola presenza di uno spigolo/porzione di muro, non integrando quindi il presupposto oggettivo di applicazione dell'art. 7, comma 8-bis della L.R. Campania n. 19/2009, come novellata dalla L.R. n. 5/2011, che consente il recupero edilizio soltanto di edifici diruti e ruderi. Pertanto, il diniego di permesso di costruire è stato ritenuto legittimo, in quanto il manufatto non presentava i requisiti minimi per essere qualificato come rudere e, di conseguenza, non poteva beneficiare degli interventi di ricostruzione previsti dalla normativa regionale sul Piano Casa.