Cassazione penale Sez. II sentenza n. 51052 del 30 novembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:51052PEN

Massima

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Il delitto di estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia, costringe taluno a procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, a prescindere dalla sussistenza di una pretesa civilistica in capo all'agente. Pertanto, il reato di estorsione è integrato anche quando la condotta minacciosa è posta in essere da soggetti terzi, estranei al rapporto obbligatorio, che agiscano per conto del creditore, non potendosi in tal caso configurare il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, il quale presuppone che la condotta tipica di violenza o minaccia sia posta in essere personalmente da chi persegue il conseguimento di un profitto nella convinzione, anche se infondata, di esercitare un proprio diritto. Ai fini della sussistenza del delitto di estorsione, inoltre, è irrilevante che l'agente persegua un proprio interesse egoistico, essendo sufficiente che egli abbia consapevolezza dell'ingiustizia del profitto che intende conseguire.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. PACILLI G. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
(OMISSIS), n. a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 591/2016 della Corte d'Appello di Torino del 2.2.2016;
Visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
Udita nella pubblica udienza del 10.11.2016 la relazione fatta dal Consigliere Dr. Giuseppina Anna Rosaria Pacilli;
Udito il Sostituto Procuratore Generale in persona di Dr. Zacco Franca, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza del 2 febbraio 2016 la Corte d'appello di Tor…

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