Il comportamento violento e lesivo, anche di natura sessuale, perpetrato dal convivente nei confronti della propria partner, integra il reato di maltrattamenti in famiglia, a prescindere dalla durata e dalla stabilità formale della relazione, qualora emerga la sussistenza di un rapporto di reciproca solidarietà e sostegno morale e materiale tra i due soggetti. La valutazione di attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, anche in caso di parziali o progressive rivelazioni, deve essere effettuata dal giudice di merito in modo complessivo, tenendo conto di tutti gli elementi di riscontro esterni, quali le testimonianze di terzi, i referti medici, le evidenze fotografiche e la documentazione relativa agli interventi delle forze dell'ordine, senza che la Corte di Cassazione possa sindacare tale apprezzamento se non nei limiti della manifesta illogicità o irragionevolezza. Il giudice di legittimità non può sostituirsi al giudice di merito nella rivalutazione delle prove e nell'attribuzione del loro significato probatorio, dovendo limitarsi a verificare la correttezza della motivazione sotto il profilo della logicità e della coerenza interna.