La demolizione e ricostruzione di un edificio, in assenza di contestualità tra l'abbattimento e la successiva ricostruzione, non integra un intervento di ristrutturazione edilizia ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. d) del d.P.R. n. 380/2001, ma costituisce una nuova costruzione, con la conseguente applicazione della relativa disciplina in materia di oneri di urbanizzazione e sanzioni amministrative. Infatti, la nozione di ristrutturazione edilizia presuppone il mantenimento della sagoma e della volumetria preesistenti, mentre in caso di demolizione e ricostruzione con dimensioni differenti dall'edificio originario, l'intervento deve essere qualificato come nuova costruzione, indipendentemente dalla dimostrazione della ricostruzione della medesima consistenza edilizia. Tale principio, vigente ratione temporis per gli interventi anteriori all'entrata in vigore della legge n. 98/2013, non consente di ricondurre alla ristrutturazione edilizia gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti, ove non sia rispettata la medesima sagoma dell'edificio preesistente. Pertanto, nel caso in cui l'edificio originario sia stato già demolito al momento della richiesta di assenso alla ricostruzione, in assenza di contestualità tra demolizione e successiva ricostruzione, l'intervento non può essere qualificato come ristrutturazione edilizia, ma costituisce una nuova costruzione, con la conseguente applicazione della relativa disciplina in materia di oneri di urbanizzazione e sanzioni amministrative.