Il pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni gode della necessaria considerazione sociale, tutelata dal reato di oltraggio a pubblico ufficiale di cui all'art. 341-bis c.p., che punisce chiunque offenda l'onore o il prestigio del pubblico ufficiale, anche se in borghese e non nell'immediato svolgimento di un atto d'ufficio, purché sia consapevole della sua qualifica e la condotta sia idonea a turbare il regolare svolgimento dell'attività amministrativa. L'offesa all'onore e al prestigio del pubblico ufficiale integra il reato di oltraggio anche quando non si sia verificata una concreta interruzione dell'atto d'ufficio, essendo sufficiente la potenziale idoneità della condotta a compromettere la prestazione del pubblico ufficiale e a creare condizioni avverse per l'Amministrazione. La particolare tenuità del fatto, ai sensi dell'art. 131-bis c.p., non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità, se tale causa di non punibilità era già in vigore al momento della pronuncia della sentenza di appello, dovendo essere eccepita in tale sede.