Ai sensi dell'art. 251, comma primo, disp. att. nuovo cod. proc. pen. nei procedimenti che proseguono con l'applicazione delle norme previgenti, quando si procede nei confronti di un imputato che si trovi in stato di custodia cautelare, si osservano le disposizioni del nuovo codice sui termini di durata della custodia stessa calcolati a decorrere dalla data di entrata in vigore del codice, anche se in ogni caso detta durata non può superare i termini previsti dalle norme del codice abrogato. Tale disciplina non è stata innovata dal D.L. 13 novembre 1989, n. 370, convertito nella legge n. 410 dello stesso anno, con la quale, modificandosi il testo dell'art. 272 del codice previgente con la previsione di più lunghe durate delle carcerazioni preventive per alcuni reati più gravi, si è voluto solo evitare che, in virtù del ricordato disposto dell'ultima parte del comma primo della norma transitoria in questione, venisse a maturare la data finale della custodia per imputati di reati di particolare gravità in periodi di tempo immediatamente successivi alla data di entrata in vigore del codice (nell'affermare il principio di cui in massima la Cassazione ha altresì ritenuto applicabili nella specie, in forza del menzionato disposto dell'art. 251 disp. att., anche le disposizioni del nuovo cod. proc. pen. in tema di sospensione della decorrenza dei termini di custodia cautelare). (Vedi Sez. I, C.C. 19 febbraio 1991, Genovese).