Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 21992 del 30 maggio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:21992PEN

Massima

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Il provvedimento cautelare personale, pur cessato, mantiene l'interesse all'impugnazione da parte dell'indagato solo se questi dimostri in modo certo e documentato la volontà di utilizzare la pronuncia della Corte di Cassazione ai fini della richiesta di equa riparazione per ingiusta detenzione, non essendo sufficiente la mera astratta possibilità di tale azione. Diversamente, in assenza di tale espressa manifestazione di intento, l'interesse all'impugnazione deve ritenersi venuto meno, non potendosi presumere automaticamente la sussistenza di un interesse meramente teorico o eventuale, privo di concreta incidenza sulla posizione giuridica del ricorrente. Pertanto, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, anche con riferimento alle censure relative alla sussistenza delle condizioni di applicabilità della misura cautelare, qualora non risulti documentata la volontà dell'indagato di avvalersi della pronuncia ai fini dell'azione di riparazione ex art. 314 c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' ((omissis)) - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

AR. Gi., nato a (OMESSO);

avverso l'ordinanza in data 25-10-07 del Tribunale di Catanzaro.

Visti gli atti, l'ordinanza impugnata ed il ricorso.

Udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. ((omissis)).

Udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. SELVAGGI Eugenio, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

Udit…

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