Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10213 del 14 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:10213PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, costringe taluno a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilità, commette il reato di concussione, il quale si consuma con la semplice promessa di pagamento, senza che rilevi l'effettiva accettazione del denaro da parte del pubblico ufficiale. Ai fini della configurabilità del reato, non è necessario che la condotta del pubblico ufficiale sia caratterizzata da una forza intimidatrice particolarmente intensa, essendo sufficiente che la vittima si trovi in una condizione di soggezione tale da indurla a cedere alla richiesta indebita, anche in presenza di una riserva mentale di denunciare successivamente il fatto. Il tentativo di concussione, invece, si configura solo quando gli organi di polizia abbiano predisposto un'azione finalizzata a sorprendere in flagrante il pubblico ufficiale, privando così alla radice la possibilità che il reato si perfezioni, circostanza che non ricorre nel caso in cui la vittima abbia semplicemente mantenuto una riserva mentale di denuncia successiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. Ve. Mi. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 24/06/2008 della Corte di appello di Lecce -sezione distaccata di Taranto;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. DELEHAYE Enrico, che ha concluso chiedendo, riqualificati i fatti ai sensi gli articoli 56…

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