L'autorizzazione prefettizia per lo svolgimento di attività di vigilanza privata può essere revocata qualora vengano meno i requisiti soggettivi, organizzativi e finanziari richiesti dalla normativa di settore, in particolare il D.M. 269/2010 e il D.M. 56/2015. La revoca è legittima in presenza di gravi violazioni delle prescrizioni che regolano l'attività di vigilanza, come l'esercizio del servizio in comuni non autorizzati, l'applicazione di tariffe difformi da quelle comunicate, nonché l'accertata esposizione debitoria dell'istituto di vigilanza nei confronti di enti previdenziali e tributari, in quanto tali irregolarità incidono sulla capacità economico-finanziaria e sulla qualità del servizio, compromettendo i requisiti essenziali per il mantenimento dell'autorizzazione. L'Amministrazione, in tali casi, è titolare di un ampio potere discrezionale e non è tenuta a graduare la sanzione della revoca, essendo questa espressamente prevista dalla legge come conseguenza delle violazioni accertate, a tutela degli interessi pubblici di ordine e sicurezza connessi all'attività di vigilanza privata.