La coltivazione di piante da cui è possibile estrarre sostanze stupefacenti, anche se realizzata per uso personale, integra un reato di pericolo presunto, in quanto la tutela della salute pubblica, quale bene giuridico primario, legittima il legislatore ad anticipare la protezione penale a uno stadio precedente il pericolo concreto. Pertanto, qualsiasi attività non autorizzata di coltivazione di tali piante, indipendentemente dalla destinazione del prodotto al consumo personale, è penalmente rilevante ai sensi dell'art. 73, comma 1, del D.P.R. n. 309/1990, come modificato dalla L. n. 49/2006, non essendo ammissibile alcuna distinzione tra coltivazione in senso tecnico-agrario e coltivazione domestica, in quanto entrambe contribuiscono ad accrescere la quantità di sostanza stupefacente esistente. Spetta tuttavia al giudice verificare, caso per caso, se la condotta contestata sia assolutamente inidonea a porre in pericolo il bene giuridico protetto, risultando in concreto inoffensiva.