Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'esimente della provocazione non può essere invocata quando l'occupazione di suolo pubblico, pur essendo stata autorizzata dall'amministrazione competente, non impedisce effettivamente il transito di persone e veicoli, e il dissenso dell'imputato si risolve in una mera contestazione della ricostruzione fattuale operata dai giudici di merito, senza che emergano elementi idonei a integrare i presupposti della scriminante invocata. In tali casi, la condanna per il reato di diffamazione è legittima, in quanto il turbamento dell'animo dell'imputato non può essere considerato una causa di giustificazione della condotta diffamatoria, essendo necessario che l'azione provocatoria sia tale da determinare una reazione istintiva e sproporzionata, tale da escludere la rimproverabilità della condotta. La valutazione dei presupposti della provocazione spetta ai giudici di merito, la cui ricostruzione dei fatti, se sorretta da adeguata motivazione, non può essere sindacata in sede di legittimità se non per vizi logici o giuridici.