Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15651 del 15 aprile 2015

ECLI:IT:CASS:2015:15651PEN

Massima

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Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone (art. 393 c.p.) si configura quando l'agente, al fine di esercitare un preteso diritto, pone in essere condotte minacciose o violente, anche nei confronti di cose, idonee a ledere la libertà di autodeterminazione della persona offesa. L'elemento psicologico del reato è integrato dal dolo generico, non essendo necessaria la finalità di auto-soddisfazione, essendo sufficiente il mero intento di esercitare un diritto ritenuto proprio. Ai fini dell'integrazione dell'aggravante prevista dal comma 2 dell'art. 393 c.p., non rileva la proprietà o l'alterità della cosa oggetto di violenza, essendo sufficiente il danneggiamento, la trasformazione o il mutamento della destinazione della stessa, a prescindere dalla titolarità. La valutazione della portata offensiva della condotta minacciosa e della congruità della pena detentiva applicata rientrano nella discrezionalità dei giudici di merito e non possono essere sindacate in sede di legittimità, salvo vizi di motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), n. (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2967/2014 Corte d'Appello di Palermo del 24/06/2014;

esaminati gli atti e letti il ricorso ed il provvedimento decisorio impugnato;

udita in camera di consiglio la relazione del consigliere, dott. ((omissis));

sentito il pubblico ministero in persona del sostituto PG, dott. ANIELLO Roberto che ha concluso per il rigetto.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza impugnata, la Corte d'Appello …

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