Il reato di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) è configurabile anche in presenza di una contraffazione non grossolana, purché idonea a trarre in inganno i terzi e a ingenerare confusione tra il contrassegno e il prodotto originale e quelli non autentici, inducendo errore circa l'origine e la provenienza del prodotto. La contraffazione grossolana non punibile è soltanto quella riconoscibile "ictu oculi", senza necessità di particolari indagini, in quanto macroscopicamente incompiuta e tale da non poter ingannare nessuno. Il giudice dell'appello nel rito abbreviato può esercitare il potere officioso di integrazione probatoria, disponendo, ad esempio, una perizia sui capi di abbigliamento, senza incorrere in alcuna violazione di legge, in quanto tale potere, attribuito al giudice di primo grado dall'art. 441, comma 5, c.p.p., è estensibile anche al giudice d'appello, con i medesimi limiti, la cui valutazione discrezionale circa la necessità della prova non è neppure censurabile in sede di legittimità.