Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 46 del 3 gennaio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:46PEN

Massima

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Il comportamento di chi, in luogo aperto al pubblico e in presenza di più persone, proferisca nei confronti di pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni frasi dal chiaro contenuto dispregiativo e offensivo, idonee a lederne l'onore e il prestigio, integra il reato di oltraggio di cui all'art. 341-bis c.p., comma 1, a prescindere dalla sussistenza di una specifica intenzione di offendere, essendo sufficiente la consapevolezza del ruolo rivestito dai soggetti destinatari dell'insulto e della pubblicità della condotta. La causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. non è applicabile al reato di oltraggio, in quanto, al momento della commissione del fatto, tale fattispecie non prevedeva un minimo edittale, pur essendo punita nel massimo al di sotto della soglia di applicabilità della citata causa di non punibilità, sicché il reo ben avrebbe potuto sollecitarne l'applicazione in sede di gravame, senza poterla invocare tardivamente solo in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VILLONI Orlando - Presidente

Dott. AMOROSO Riccardo - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - rel. Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza della Corte di appello di Bari del 13 luglio 2021;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis))' Raddusa;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del ((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza descritta in epigrafe la Corte di appello di Bari, parzialmente riformando quella appellata…

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