Il giudice che si è pronunciato in precedenza su questioni incidentali relative a misure cautelari, nell'ambito dello stesso procedimento penale, non può essere considerato pregiudicato o privo di imparzialità ai fini della successiva celebrazione del dibattimento, in quanto le valutazioni effettuate in sede cautelare rientrano nei normali poteri e doveri del giudice nella fase processuale in cui intervengono, senza che ciò possa integrare una manifestazione indebita di convincimento ai sensi dell'art. 37 c.p.p. L'istanza di ricusazione fondata su tali presupposti deve pertanto essere dichiarata inammissibile, in quanto manifestamente infondata, non essendo sufficiente il mero dissenso della parte sull'esito di precedenti provvedimenti incidentali per configurare una causa di incompatibilità del giudice. Il termine di tre giorni per proporre la dichiarazione di ricusazione, previsto dall'art. 38 c.p.p., comma 2, decorre dalla effettiva conoscenza dell'atto da parte dell'interessato, che non può essere automaticamente ricondotta alla data di notifica ai difensori, qualora questa sia successiva.